Danzare, entrare nel cuore di una chiave di movimento, attraversarla, osservare e stravolgere i propri pensieri, i propri sentimenti, le proprie sensazioni fino a dentro le viscere… lasciar fluire il respiro fino a trasformarti, trattenere e liberare forze, fino a lasciarle andare via facendo emergere sensi.
Amo l’arte in tutte le sue forme, ma del teatro e della danza ho fatto il mio centro gravitazionale intorno al quale ruotano esperienze e incontri per me fino ad ora molto significativi.
Gli anni della mia formazione, che per un danzatore non termina mai, sono stati molto stimolanti in quanto sono stata in contatto sia con artisti e maestri reduci dalla generazione di nuova danza, modern dance anni ’70, sia con le nuove avanguardie, spaziando dalla danza contemporanea al teatrodanza, dal Butoh al teatro fisico.
Ho gestito per ben dieci anni Danza Flux, centro di ricerca sul movimento e nuova danza, ideando e gestendo programmi di formazione, creazione scenica e residenze insieme a mio marito Fabrizio Varriale, danzatore eclettico, e con lui abbiamo poi fondato la Compagnia Danza Flux con la quale abbiamo avuto la fortuna, pur essendo una realtà indipendente, di girare in Italia e all’estero come danzatori e coreografi, stabilendo relazioni con Canada, Cile, Colombia, Francia e Repubblica Ceca.
Ho sempre creduto che Napoli fosse un terreno fertile dove poter far nascere e coltivare nuove prospettive creative, probabilmente anche grazie o a causa delle sue condizioni culturali e sociali non facili, d’altra parte ho da sempre nutrito una certa attrazione per l’imprevedibilità e ho aspirato alla libertà di scelta e di espressione in qualsiasi condizione e contesto mi trovassi. Rispondendo alla domanda sull’essere donna nel nostro settore, sinceramente non è stato mai un problema per me, credo che le défaillances del sistema spettacolo siano tutt’altro che dipendenti dalla questione di genere.
Recentemente ho danzato per il coreografo francese Olivier Dubois per In Dialogues with Bob, in occasione della mostra di Mapplethorpe al Museo Madre di Napoli, una creazione napoletana ispirata al fotografo americano, di lui ho amato l’estro e lo spirito trasgressivo. Poi è arrivato il lavoro sul set de L’Amica Geniale e Storia del nuovo cognome di Saverio Costanzo, dove ho curato i dettagli e le qualità espressive dei movimenti scenici degli attori, conferendo loro l’eleganza di un valzer, la vivacità dei balli popolari degli anni sessanta e l’energia del twist.
Una delle esperienze più significative in questi anni è stato l’incontro con le disabilità come docente di movimento attraverso il laboratorio Scuola Elementare del Teatro, ideato e diretto da Davide Iodice dal 2013, un progetto di arte e inclusione sociale a partecipazione gratuita che dà valore e priorità a fasce svantaggiate e ragazzi con disabilità fisiche ed intellettive. Recentemente la Scuola ha preso la forma di associazione di cui sono fiera di essere vicepresidente.
Al momento sono reduce da un periodo molto bello e intenso di prove per lo spettacolo Hospes-Itis con la drammaturgia di Fabio Pisano, dove ho il pregio di collaborare come trainer e studi sul movimento con il regista Davide Iodice. Questo nuovo lavoro mi ha permesso di ritrovare me stessa in questo buio momento che il teatro tutto sta attraversando a causa della pandemia.
Da qui spero di poter ripartire presto perché ritroviamo tutti il nostro spazio/tempo di condivisione e lavoro attraverso il nostro amore per il teatro e mi auguro per la costruzione di una umanità migliore.
Chiara Alborino
danzatrice, formatrice e coreografa contemporanea
Marzo 2021. Progetto Donne e impresa teatrale in Campania