Tutti gli inizi sono difficili, l’inizio del racconto della propria storia lo è ancora di più, e per me che non mi piace raccontare chi sono, questa difficoltà raddoppia, forse addirittura triplica, non lo so neanche più. Così non comincio dall’inizio, ma dalla fine.
Inutile dire che questo 2020 è stato un anno particolare, per me, per il mio lavoro, sarebbe dovuto essere l’anno della rinascita, di un nuovo inizio, è stato invece un anno di sospensione, un tempo utile a fermarmi e meditare, riflettere su tutto quello che c’è stato e guardare al futuro da una nuova prospettiva, con occhi diversi e senza troppe aspettative.
Così, per raccontare di me e del mio lavoro in En Kai Pan, mi fermo, medito, rifletto e guardo al passato.
Avevo cominciato questo anno nello stesso modo degli altri, tanti progetti, tanto lavoro, programmi da seguire e idee che non erano totalmente mie, ma che avrei sostenuto e portato avanti per il bene della cooperativa.
Non mi ero data il tempo di riflettere sul fatto che in cooperativa eravamo cambiate nella forma, perché all’improvviso ci siamo ritrovate sole a dover decidere come far vivere la nostra impresa, su quali solide gambe piantarla e quale percorso quelle gambe avrebbero seguito, ma all’inizio di quest’anno tutte queste cose non erano chiare.
Mi sono assunta la responsabilità di portare avanti tutto da sola, di rincorrere il tempo, le scadenze, il commercialista, far quadrare conti che non tornano con soldi che non ci sono, il tutto mentre vedevo intorno a me persone che imboccavano altri percorsi e si lasciavano alle spalle En Kai Pan, abbandonavano il progetto perché il loro tempo insieme a noi era finito. Di alcune collaborazioni, partenariati e reti sono stata felice di liberarmi, si sa, le reti allacciano, ma ingabbiano anche e ho capito così, che se sono sopravvissuta a persone che se ne andavano, potevo fare a meno di essere legata a persone che non facevano per me e per la mia impresa.
A inizio dell’anno cercavo convulsamente fra vecchi progetti e strade già percorse per portare avanti la nostra impresa, volevo salvare la nostra “storia” e andare avanti con ciò che già sapevo, portare a termine lavori iniziati perché non avrei voluto lasciare nulla di incompleto.
Ma per fortuna, ci sono state loro, le mie socie, Stefania e Loredana, che mi hanno sostenuta e che si sono assunte con me la responsabilità di portare avanti En Kai Pan come solo tre donne forti e determinate sanno di poter fare. Da quel momento sono arrivate alcune belle notizie, poi è arrivato il Covid a sbaragliare le carte, come una tempesta ci ha sconvolte tutte ma ci ha dato l’occasione di fermarci e riflettere.
Lo abbiamo fatto.
È stato un periodo difficile lo sappiamo, ma noi avevamo bisogno di un cambiamento, un punto di rottura che ci costringesse a fermarci piuttosto che continuare a correre inseguendo qualcosa che non riuscivamo ad afferrare e che non voleva lasciarsi prendere. Così ci siamo fermate finalmente, e quando ti fermi dopo cinque anni di corsa ti accorgi di tante cose che prima non ti permettevi di osservare.
Innanzitutto, per la prima volta, abbiamo visto quanta strada abbiamo fatto in questo tempo, quanto siamo cresciute, quanti eventi teatrali abbiamo realizzato in questi primi cinque anni di attività. Abbiamo preso atto di quanto è cresciuto il nostro festival di Commedia dell’Arte “I viaggi di Capitan Matamoros”. Ci siamo fermate a ripercorrere tutte quelle edizioni: gli attori da formare, gli spettacoli da scrivere, le produzioni teatrali, la grafica da creare differente ogni anno, i programmi scritti, gli artisti invitati. Mentre ci lavoravamo siamo sempre state risucchiate dal vortice dell’organizzazione per godercelo fino in fondo, ma ora che avevamo il tempo per rivedere tutto abbiamo ricordato con piacere tanti momenti e anche di prendere atto di come abbiamo affrontato, per ogni edizione, le difficoltà che di volta in volta ci siamo ritrovate davanti. E questo per tutte le attività di spettacolo che abbiamo ideato e organizzato negli anni.
E veniamo a quello che è il nodo di questo racconto.
Quando ho cominciato a lavorare nel settore teatrale non parlavo di settore, non comprendevo tutti gli aspetti del lavoro, non mi sarei mai definita una organizzatrice teatrale, il teatro per me era quel posto magico in cui le storie ben scritte venivano raccontate attraverso il lavoro di bravi attori guidati da ottimi registi, ignoravo tutto il resto.
In questi undici anni di lavoro, invece, ho visto tutto ciò che si cela non solo dietro le quinte, ma anche negli uffici di un teatro, e me ne sono innamorata, è stato allora che ho deciso che quel settore non lo avrei lasciato mai più.
Quando è stato il momento di “fare le cose da grandi”, crescere e far crescere i miei progetti, mi sono confrontata col mondo reale, e allora ho scelto, insieme ai miei soci dell’epoca, quale forma avrebbe avuto la nostra impresa. Come mi piace pensare, la cooperativa En Kai Pan è nata nel 2014, nel 2016 è diventata la coop femminile che esiste ora, e nel 2020 un nuovo giro di boa le ha fatto imboccare la strada che stiamo percorrendo.
Non sapevo nulla di impresa, non avevo idea delle scadenze fiscali, di come si gestissero lavoratori, contratti, fornitori, di quanto fosse complicato stare dietro alle leggi, capire meglio tutte le dinamiche che sottostanno alla gestione di una impresa. Ci sono stati molti momenti di sconforto, momenti in cui ho pensato che lasciare tutto sarebbe stata la soluzione più facile, ma ho capito anche che non potevo farlo, sono testarda, d’altronde sono Irpina, dovevo continuare, e per farlo c’era un solo modo, migliorare me stessa e le mie competenze. E poi, tra le cooperative si coopera, e io ho avuto la fortuna di incontrare tanta gente che mi ha insegnato tanto, grazie a loro ho imparato cose che non avrei trovato nei libri, e grazie al sostegno di tanti che hanno creduto in me, le mie socie per prime, sono andata avanti.
Così, in questo tempo sospeso, che è stato utile per reinventarmi, studiare, fermarmi e riflettere, ho ritrovato delle amiche, conosciuto nuove donne ancora più in gamba di me e così ho ripreso a camminare su una strada che sento più mia, per realizzare nuovi progetti, liberandomi delle dinamiche del passato ma facendo tesoro degli errori.
Se qualcuno oggi dovesse chiedermi se consiglio di lavorare come organizzatrice nel settore teatrale, non credo risponderei con entusiasmo. È un settore meraviglioso, ma allo stesso tempo complesso, pieno di insidie, che non trova nello stato in cui viviamo il giusto sostegno, che fatica ad affermarsi nella società, anche per colpa della frammentarietà del settore e degli operatori che ne fanno parte. Se si vuole quindi cambiare davvero le cose, le modalità di lavoro, il coinvolgimento e il riconoscimento delle donne, credo sia necessario unire le forze di tutte noi operatrici, fissare degli obiettivi comuni e lavorare insieme per contribuire a migliorare alcuni aspetti di questo settore ed è quello che, in piccolo, stiamo cercando di fare in En Kai Pan.
Tiziana Sellato
presidente coop En Kai Pan, project manager e organizzatrice teatrale
Giugno 2021, progetto Donne e impresa teatrale in Campania